giovedì 30 agosto 2012

Pozzuoli: riparte la faida di politica nei palazzi comunali?


E' tempo di guerra  nel napoletano, come quella sanguinaria di camorra che si sta svolgendo sul solito panorama di Scampia e Secondigliano.
Anche a Pozzuoli sembra tempo di guerra, per fortuna non di camorra, ma anche qui il panorama bellico è sempre lo stesso: il campo politico. Il perenne scenario dove si svolgono i ripetuti scontri tra le varie fazioni politiche, un susseguirsi nel tempo di faide, sgambetti, tradimenti i quali spesso assumono anche connotati personali oltre che meramente politici. Il palazzo comunale sembra un ring e come un orologio a cù cù puntualmente tutti nuovamente si riposizionano in trincea per fronteggiarsi in nuove battaglie. Si formano coalizioni, gruppi i quali celermente si sfaldano e danno vita a nuovi scontri fratricidi.
Accadde con la maggioranza dell'ex sindaco Giacobbe e poi anche con quella di Agostino Magliulo. Oggi la storia sembrerebbe ripetersi, la maxi maggioranza di Vincenzo Figliolia che come un rullo compressore doveva asfaltare ogni avversario sembra già in crisi. Immobilismo, mancanza di cambiamenti promessi, solite facce e solite dinamiche all'interno dell'intera macchina amministrativa puteolana sembrano far impantanare la variopinta "corazzata" di Enzo.
Qualche sito di informazione locale pare abbia stimato in otto i consiglieri di maggioranza che hanno aperto il fronte scissionista nei confronti del sindaco: cioè tutti quelli che non militano nel Pd ed in Sel. Non è finita qui, il malumore sembra serpeggiare persino all'interno dello stesso partito democratico ovvero all'interno della stessa "casa" di Figliolia parrebbe che alcuni consiglieri siano scontenti e chissà se in futuro non possano aderire alla frangia scissionista che vorrebbe una decisa sterzata nella inerzia totale che ha mostrato l'esecutivo fino ad oggi, così come pare sostengano nei loro dialoghi con la gente e con i giornalisti, salvo poi prontamente smentire. Abbiano il coraggio di fronteggiare il sindaco o di non mandarle a dire così come ha fatto il consigliere Maione nell'ultimo consiglio comunale dove ha sfoderato una vera e propria requisitoria da pubblico ministero.
Addirittura per strada, tra la gente, serpeggia il malumore e lo scontento, pare che la luna di miele di Enzo Figliolia con la gente sia finita, nonostante le bulgare percentuali delle votazioni amministrative di aprile.
Otto e e cinque (dell'opposizione ufficiale) fa tredici, la maggioranza sarebbe già sotto nei rapporti di forza. Quello che sembrava impossibile pare possa accadere se il sindaco non corregga il tiro politico: lo sfaldamento di una maggioranza di diciannove contro cinque. Sarebbe una catastrofe se ci fosse questo capovolgimento di fronte,l'ennesima decapitazione di un sindaco, un fatto da scrivere nei libri di epica.
I presunti scissionisti pare chiedano maggiore considerazione nelle scelte politiche e una decisa messa in moto della macchina comunale che dalle elezioni sembra essersi spenta. Molti di questi denunciano il fatto che nessuno più lavori come prima all'interno dell'amministrazione comunale e tra i dipendenti, quasi come se tutti si fossero adagiati sugli allori per la vittoria della sinistra amica. Qualche altro e sicuramente anche il sindaco sembrano ostaggi dello strapotere e dei voleri di dirigenti comunali che fanno il bello ed il cattivo tempo.
Qualche sommo della politica puteolana si pronunciò in tempi non sospetti affermando che questa maggioranza avrà la vita meno lunga di quella di Magliulo. Addirittura, l'ennesima debacle, la quale non sarà evitabile se un giorno anche dal Pd possano partire nuovi scissionisti. Ammesso che abbiano la forza e gli attributi per scalzare Figliolia.
Speriamo solo che la città non debba patire gli effetti di un nuovo scontro politico, un ulteriore faida non gioverebbe sicuramente al territorio e alla popolazione che ha bisogno certamente di stabilità politica ed amministrativa.

domenica 19 agosto 2012

I teoremi giudiziari incidono sulla crisi economica?Intanto gli operai si bruciano vivi.


E' un emergenza mondiale la crisi economica, la si soffre ovunque soprattutto in Europa ed in particolar modo in Italia. Il belpaese è costretto a essere torchiato come l'uva attraverso la pesante leva fiscale per ingrossare i fondi delle banche europee, i quali sarebbero finalizzati al salvataggio degli stati membri in difficoltà. Sarà. Ricchezza italiana sperperata all'estero.
Numerose aziende sono costrette a licenziare a causa della crisi e quindi chiudono i battenti. La ricetta, deleteria e sbagliata, (altro che da "professori") è quella di gravare maggiormente, fino all'ultima goccia di sangue, con tasse e balzelli vari. Ogni modo è utile pur di fare cassa, così via ad accise strozzine sui carburanti le quali incidono per il 70% e passa, tassa di stampo sovietico sugli immobili destinati ad abitazione e quant'altro.
Le aziende sono costrette a subire queste estorsioni legalizzate il più delle volte sentendosi ripetere il motto "ce lo chiede l'Europa": un pachiderma sovrastatale già morto ed adagiato su di un lettino d'obitorio ma con flebo di finanza e proventi fiscali nel braccio per cercare di farlo resuscitare. E' inutile, l'Europa è fallita.
A questo stato di cose e di venti recessivi che spirano all'estero mediante un governo attuale italiano che non è nient'altro che l'esattore degli euroburocrati, si aggiunge l'annoso e storico problema del potere giudiziario italiano, sempre più convinto di poter usare il proprio ufficio per influenzare e in certi casi dettare l'agenda e le scelte dei poteri esecutivi e legislativi. La politica è debole, si è abbassata i pantaloni come affermò il rimpianto ed emerito Presidente della Repubblica Cossiga in una trasmissione televisiva.
Una magistratura fuori controllo?Non rispetta più la ripartizione dei poteri di Montesquiania memoria?Si perseguitano premier vari (Berlusconi in primis) per furore ideologico (nemmeno di sinistra perché quella vera dovrebbe essere garantista)?
Si sequestrano aziende con migliaia di dipendenti che rischiano di rimanere senza lavoro e senza soldi per sfamare le umili famiglie(Ilva); si arrestano e sequestrano "mozzarelle" campane etichettandole come camorriste (per fortuna i Tribunali del Riesame stanno aprendo gli occhi dinnanzi a certi teoremi) lasciando i medesimi lavoratori alla mercé di amministratori giudiziari temporanei che non possono amministrare un azienda sui livelli e con le dovute attenzioni dei privati e dei veri titolari; si ipotizzando teoremi di alleanze di Al Qaeda e rustici camorristi napoletani che probabilmente non sanno nemmeno cosa sia l'Islam.
Le "antimafie politiche" pullulano e prosperano nel sud Italia ed etichettano ogni cosa scomoda come "mafiosa" pur di condizionare l'opinione pubblica: vedi teoremi a carico di goliardici politici meridionali che non sono propriamente di sinistra o comunisti e quindi perseguibili antropologicamente perché di destra e perché casertani o perché siciliani e calabresi.
Appunto, in queste citate ultime terre il sequestro "facile" è all'ordine del giorno, anche di grandi aziende, sicché vengono colpiti, spesso con leggerezza giuridica, pseudo o fantomatici imprenditori collusi con le mafie. La conseguenza nefasta è pronta e tragica: lo Stato amministra male le aziende "sequestrate"e quindi centinaia di posti di lavoro sono stati distrutti e molteplici aziende sono lacerate finché non falliscono di fatto.
Sequestri all'acqua di rose? Si, tanto i signori delle antimafie alla Saviano e alla giornalini meridionali che sembrano gazzette di Procura si vendono quali infallibili. I loro teoremi sono dogmi e loro si ergono a Spirito Santo sceso in terra anche per mezzo delle loro "renne": i pentiti usati spesso come vengono usati i testimoni dei "tozza tozza" (termine volgare per indicare i sinistri stradali) ovvero come pappagalli che ricordano male e a rate che sono disposti a tutto pur di vincere il "concorso" statale dei benefici, stipendi e ogni altro tipo di agio.
Se la politica non si riappropria del suo ruolo e non argina lo strapotere dell'ordine giudiziario questo paese sarà sempre impantanato nelle troppe cacce alle streghe e nei troppi teoremi mitologici che spingono ad intercettare persino i Presidenti della Repubblica, forse nemmeno in Iran si arriva a tanto e li c'è la dittatura.
Intanto l'economia langue e gli operai si danno fuoco sotto l'influsso della crisi economica. Le aziende vengono decimate e le famiglie sono quasi costrette a vivere come Rom.