mercoledì 11 gennaio 2012

Limitare la carcerazione preventiva e curare i malati "torturati" in carcere.

La carcerazione preventiva è diventata un grosso e pericoloso problema in questo paese. Andrebbe limitata a coloro i quali sono gravati da seri indizi di pericolosità per la pubblica incolumità e a coloro i quali sono dediti a violenze su persone. Non è possibile tenere in carcere, che rappresenta l'extrema ratio nonostante tutto, anche soggetti che possono aver a carico gravi indizi di colpevolezza ma non rappresentano certo degli aguzzini o dei soggetti pericolosi per la cittadinanza ma questa misura cautelare estrema viene usata con molta facilità, soprattutto nei confronti di perseguitati "politici" o di soggetti che hanno un certo impatto mediatico o peggio ancora nei confronti di poveri cristi presi d'occhio da qualche Pm che ha un debole per certi reati.
Si è innocenti fino al terzo grado di giudizio e fino al passaggio in giudicato di una sentenza di condanna, non dimentichiamolo.
Oggi purtroppo molti soggetti non pericolosi accusati anche di reati satelliti ovvero di favoritismi o presunti concorsi esterni di associazioni mafiose o similari, sono tenuti in carcere nonostante le loro condizioni di salute non siano compatibili con il regime carcerario: gente malata di fegato, anoressici, persone su sedie a rotelle o con altre gravi patologie. Non importa tutto ciò, basta che si pronuncia la parolina magica "mafia", "camorra" ecc. per veder calpestato ogni diritto in totale spregio al principio di gradualità nell'applicazione delle misure cautelari.  E' pur vero che una recente legge impone al giudice l'applicazione della misura cautelare in carcere in presenza di gravi indizi in ordine a tali reati (incostituzionale perchè sempre il giudice dovrebbe vagliare caso per caso le situazioni che gli sono sottoposte ed applicare la misura cautelare più idonea) ma è altresì sacrosanto e vero che la legge sancisce misure alternative al carcere per chi è incompatibile con la detenzione. Principio umano e civile oltre che giuridico, puntualmente disatteso soprattutto nelle grandi città italiane del meridione.  
Si costringono malati gravi a dover patire lo stato detentivo facendo con ciò peggiorare irrimediabilmente, in molti casi,  il loro stato di salute per poi essere scarcerati solamente quando si hanno pochi mesi conclamati di vita o quando si è sull'orlo dello stato vegetale. Una barbaria degna delle peggiori dittatture talebane ed iraniane. Una tortura dunque. Altro che pena rieducativa come sancisce la Costituzione.
Le persone, soprattutto quelle non pericolosi per la gente, vanno curate e non "torturate" nelle patrie galere.
Diceva una volta un grande magistrato: "Noi non siamo come loro".


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