martedì 26 giugno 2012

I giovani avvocati hanno più appeal e sono preferiti rispetto ai "nomi"


Il vento sta cambiando sia un politica sia nel mondo dei professionisti. I giovani avvocati, preparati e rampanti, sono più ricercati e godono tendenzialmente di più stima rispetto ai "vecchi" avvocati. La clientela si sposta verso  le nuove leve, anche per incarichi complessi, in quanto sono più combattivi e meno "chiachielli" rispetto ai signorotti di lungo corso che sembrerebbero in caduta libera; tanto da rifugiarsi in settori marginali del diritto quali i piccoli reati di edilizia per quanto riguarda il penale.
Il cliente di oggi non fa più distinzioni tra un giovane legale sveglio e preparato e l'avvocato di nome e di moda. Oggi vengono apprezzati l'impegno e la combattività, come prestazione di mezzo, al di là del verdetto finale. Questo accade soprattutto nel settore penale dove c'è un enorme spostamento di clientela verso questi  giovani e volenterosi ragazzi che con impegno, dedizione ed entusiasmo affrontano ogni caso con dovizia di particolari e con continui approfondimenti.
Avvocati di "nome" che comincerebbero ad essere bistrattati e scartati e giovani che si prendono una bella soddisfazione per la rivalsa in un settore ove questi ultimi vengono continuamente sottomessi, trattati come "filippini" ed in certi casi vittime di pressioni e vessazioni psicologiche, frutto anche dell'autodifesa di casta attraverso ordini e burocrazia varia. Per questo la casta ha bisogno di ignobili e non equi esami di stato che premiano non si sa chi. La meritocrazia viene continuamente mortificata.
Lo sfruttamento che subiscono i giovani in molti studi legali ha assunto contorni quasi "cinesi": nemmeno gli extracomunitari che lavorano nei campi nostrani ricevono trattamento peggiore, anche economico.
Ma il tempo e la realtà stanno dimostrando il contrario, i giovani iniziano a godere di più stima tra la clientela e vengono selezionati da questa con maggiore frequenza. Lo si evince sopratutto, per esempio, nei maxi processi  ove nonostante la complessità e la delicatezza della materia, nelle aule di giustizia non si trovano più i soliti soloni dell'avvocatura (spesso bollati dai più come "chiachielli" o chiacchieroni come dir si voglia) ma giovani agguerriti che dimostrano più volontà.
Qualche signorotto dirà che oggi non si guadagna più come una volta per certi reati, questo è vero ma il più delle volte è un alibi o una giustificazione da dare a se stessi e agli altri della propria decadenza o moribonda via professionale. Molti si rifugiano nel penale edilizio narrando di compensi o guadagni maggiori rispetto ad altri reati ma ciò non può sembrare vero o essere la regola, salvo eccezioni, in quanto tale settore sembra essere il cimitero degli elefanti per chi nella vita ha sempre affrontato altro tipo di incarichi. Certo sono anche quelli incarichi importanti e redditizi, per tutti, ma chi si è eretto sempre a professore o a "santone" del diritto non può giustificare la propria "retrocessione" con tali assunti.


giovedì 14 giugno 2012

"Mazzata" della Cassazione: incriminazione per estorsione più facile per i parcheggiatori abusivi.


Un tema che tiene banco in questo periodo e che molto fa discutere in città è sicuramente quello dei parcheggiatori abusivi, una vera piaga sociale che va sempre più accentuandosi specie nel weekend e fuori i locali della movida notturna. Richieste esose, petulanti e molto spesso accompagnate da atteggiamenti intimidatori, tanto che il sindaco di Pozzuoli Enzo Figliolia ha dichiarato senza mezzi termini che questi personaggi possono anche essere sentinelle della camorra. I rimasugli della "balorderia" puteolana.
La Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n° 21942 del 7 giugno 2012 è finalmente intervenuta a gamba tesa sul tema abbassando la soglia di configurazione del reato di estorsione a carico di tali soggetti ritenendo che la minaccia, quale elemento base ed integrativo del reato citato, debba ritenersi sussistente persino se tale forma sia  in maniera implicita, larvata, indiretta ed indeterminata, essendo solo necessario che sia idonea ad incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima ed alle condizioni ambientali in cui questa opera. Dunque anche se la velata costrizione e/o pretesa  riguardi una modica somma di denaro al fine di "custodire" il veicolo.
Non è più necessario che vi sia la palese e manifesta minaccia attraverso forme esplicite, la Cassazione ha stabilito che la minaccia può estrinsecarsi anche mediante altre forme che possono essere più o meno implicite ed attenuate. E' da tenere in considerazione soprattutto la percezione soggettiva della persona offesa  la quale potrebbe essere intimorita per mezzo delle condizioni ambientali in cui il fatto avviene e per mezzo della personalità di chi agisce: la moltitudine di tali soggetti non sono certo "teneri" o discreti nelle loro richieste. Molti si presentano già con atteggiamento e fare prorompente ed invadente oltre che volgare, tale circostanza, anche da sola, potrebbe ingenerare nel soggetto passivo (nell'automobilista o chi per esso che intende parcheggiare) un certo grado di coazione della propria volontà per la quale si è "tenuti" a pagare.
Non è peregrina l'ipotesi che tali soggetti possano essere passibili anche di una contestazione dell'aggravante del "metodo mafioso" (art. 7 l. 203/91), in quanto tali comportamenti vessatori degli automobilisti possono e sono spesso accompagnati da atteggiamenti anche "estetici" da camorrista.
Sembra che la Corte di Cassazione abbia voluto dare una forte e decisa sferzata a tale fenomeno o quantomeno abbia voluto suggerire una corretta qualificazione giuridica di tali fatti all'autorità giudiziaria e dunque alle modalità di indagine delle forze dell'ordine.

lunedì 11 giugno 2012

Pozzuoli, tutti trombati: comanda il cerchio magico di Figliolia. Botte uddiccine.


Alla fine nonostante i numerosi e cospicui consensi che gli ex del centro destra hanno portato alla coalizione di centrosinistra di Figliolia passando nelle sue fila, il primo cittadino si consulta, si coordina e decide con l'ausilio di quei 4/5 personaggi che lo circondano da sempre. Tutti scontenti dunque, soprattutto i trasformisti che pensavano di andare a comandare in casa di altri.
Non sono bastati i quasi mille voti di Pennacchio e il voluminoso bottino dei vari Del Giudice e qualche altro a spostare gli equilibri persino nel Pd, Figliolia continua a decidere con il suo manipolo di ex comunisti incalliti per poi presentare agli altri consiglieri della maggioranza soltanto il "conto" ovvero le decisioni già prese. Nessun dialogo, nessuna concertazione, sicché i nuovi membri della maggioranza, nonostante l'enorme mole di peso politico popolare che hanno relegato alla compagine del sindaco, si sono trovati fuori da ogni decisione in merito agli assessori. Pare che nemmeno un semplice consiglio gli sia stato richiesto. Poi qualcuno si lamentava di Magliulo dipingendolo quale despota.
Nell'Udc poi va in scena un teatrino degno di nota: nessuno si fida del prossimo, si tirano i capelli l'uno con l'altro e quindi nessuno si dimette per accettare la nomina di assessore consci del fatto che alla prima fibrillazione politica o di altra natura il sindaco possa "gettarli in mare" (revocarli) e quindi farli trovare senza sedia sotto i fondelli e senza che nessuno li garantisca in consiglio comunale tra gli entranti al loro posto.
La maggioranza è di 18 a 6 ma continuando di questo passo è probabile che arrivi a cifre "magliuliane" con il tempo.