giovedì 9 aprile 2020

L'emergenza Coronavirus risveglia il desiderio di maggiore federalismo da Nord a Sud



I governatori delle Regioni rivendicano maggiore autonomia e poteri nella gestione della corrente emergenza sanitaria, anche sui diritti e le libertà Costituzionali, ma si trovano imbrigliati nelle maglie non certo larghe del dettato normativo della nostra Costituzione, la cui riforma del titolo V è iniziata nel 2001 con il governo D'Alema per poi proseguire con i governo Berlusconi, ma senza assumere i tratti di un vera svolta federalista: una strada interrotta a metà.
Così il Consiglio di Stato boccia il Sindaco di Messina sulla "chiusura" e limitazioni imposte per l'attraversamento dello stretto; Fontana non ha potuto dichiarare nuove zone rosse; De Luca invece nel dubbio normativo sbatte i pugni e va oltre; idem Cirio in Piemonte su alcune limitazioni "metriche" della distanza da casa per gli spostamenti.
Da Nord a Sud rivendicano tutti, nei fatti e talvolta a parole, maggiore federalismo per soddisfare con maggiore pregnanza gli interessi pubblici locali, nella cornice di principi sanciti dalla nostra Carta Costituzionale.


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