venerdì 6 gennaio 2012

Copia-incolla giudiziario: i giudici non leggono le carte?

Tiene banco in questi giorni la polemica e lo scandalo dei cosiddetti "giudici copia-incolla" per mezzo di scarcerazioni che concernono personaggi molto noti alla cronaca nera.
Ma la vera problematica di questa quotidiana e diffusa pratica da parte di moltissimi magistrati è certamente da condannare in quanto il più delle volte ciò significa recepire acriticamente e senza giudizio proprio tutto ciò che viene richiesto da parte dei Pm. Un giudice dovrebbe leggere attentamente gli atti, vagliare con criticità gli elementi e le documentazioni e poi valutare in totale autonomia ed indipendenza un proprio provvedimento.Motivandolo adeguatamente.
Quindi il copia-incolla è una deplorevole e poco costituzionale pratica che sottende la mancata lettura e valutazione del materiale probatorio che viene sottoposto ad un giudice. E' un uniformarsi dogmaticamente a tutto ciò che un Pm "propone": soprattuto per quanto riguarda i procedimenti penali di competenza della DDA, la procura nella procura. E' sinonimo di mancanza di motivazione o di "apparenza" della stessa, una palese violazione delle leggi procedurali.
Detto in termini spiccioli e volgari, i giudici "non si leggono le carte": questo significa copia ed incolla da parte di un giudice. Questa disfunzione deriva dal fatto che un ufficio del giudice per le indagini preliminari è costituito da un singolo magistrato a fronte di richieste firmate da più Pm in particolare nei delicati processi di "antimafia", quindi si ha una sorte di timore reverenziale oltre che una minoranza numerica nei confronti della pubblica accusa e quindi si conferma e provvede in totale aderenza alle richieste dell'accusa.
 Bisognerebbe rendere il GIP collegiale per la competenza in materia di emissioni di misure custodiali preventive e per certe tipologie di sequestri, si dovrebbe comporre un ufficio di tre magistrati per un maggiore ed intenso esame degli atti ad essi sottoposti e per le delicate situazioni che concernono la vita delle persone. In parità numerica si avrebbe un confronto alla pari con quello dei Pm e maggiore sicurezza e meno timore nel vagliare con più giuridicità ed attenzione gli incartamenti analizzati.

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