sabato 10 marzo 2012

Caso Dell'Utri, la Cassazione boccia l'antimafia "politica".


Si ripristina la civiltà giuridica di un paese liberale e democratico con la sentenza al senatore Dell'Utri. Siamo soggetti ad una Costituzione vetusta che necessita di ammodernamenti in molti suoi punti, ma i principi cardine in essa sanciti, soprattutto quelli sulla giustizia richiamati anche dalle moderne Convenzioni sui diritti dell'Uomo di stampo europeo, vengono puntualmente disattesi e non applicati da certa magistratura "colorata".
Il giochino o la tattica di etichettare con reati di mafia alcuni soggetti indesiderati o scomodi o antropologicamente differenti rispetto a chi esercita la professione requirente è divenuta una triste ed incivile pratica troppo diffusa nei tribunali italiani, soprattutto meridionali. L'uso politico dell'azione penale è un problema che ha raggiunto grandezze preoccupanti così come il mettere a tacere  l'opinione pubblica attraverso il fazioso e forzato coinvolgimento di imprenditori o di politici in inchieste per mafia o camorra: li si "trascina" in maxi inchieste o maxi retate per inglobarli in un unico calderone insieme a veri delinquenti per farli confondere con essi, così l'opinione pubblica tace e non si azzarda nemmeno a mettere in discussione l'operato dei pubblici ministeri dato che si tratta di argomenti tabù.
Le antimafia di "carta" alla Saviano e quella politica di alcuni Pm delle varie direzioni distrettuali antimafia utilizza tale forma di schedatura affinché alcuni soggetti possano essere annientati politicamente o economicamente anche mediante sequestri selvaggi che hanno il sapore dell'esasperata esagerazione. Troppo razzismo antropologico verso certi abitanti di alcune zone del sud Italia.
Lo stesso razzismo che ha portato a perseguitare con ogni mezzo ed ogni pentito il senatore Pdl Marcello Dell'Utri il cui processo è stato infarcito da innumerevoli fonti di prova le quali non hanno portato ad alcun risultato teso ad un giudizio di colpevolezza dello stesso. Tutto fallace, contraddittorio, per nulla attendibile: un boomerang che la Corte di Cassazione ha spedito al mittente accogliendo completamente persino le doglianze del Procuratore Generale della Suprema Corte il quale ha messo in risalto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa sia qualcosa di altamente indefinito ed astratto e che di fatto non esiste nemmeno da un punto di vista normativo. La pubblica accusa della Cassazione si è spinta oltre e ha persino evidenziato a gran voce che l'imputato Dell'Utri ha visto calpestati anche i suoi più elementari diritti civili e processuali.
Giustizia sommaria insomma, anzi giustizia superficiale ma pilotata da una certa parte politica che almeno indirettamente e visceralmente esercita da sempre grossa influenza di opinione e spirituale nei confronti di certi magistrati requirenti i quali sembrano quasi essersi trasformati in una sorta di esorcisti che vedono il demonio ovunque e sentono il continuo bisogno di scuotere il bussolotto dei pentiti compulsandoli fino a quando non ascoltano ciò che sembra esser loro più gradito.
La sentenza di annullamento della condanna a Dell'Utri è una pietra miliare per la nostra giurisprudenza, sottolinea con forza che il sol fatto di etichettare una persona in modo generico come "mafioso" non è indice di  nulla e non ha valore probatorio in quanto per condannare un imputato (per un reato esistente....) bisogna attribuirgli fatti storici e determinati i quali indichino delle condotte empiricamente rilevabili che possano essere indice di contributi causali effettivamente verificatisi.
Ci sono tanti casi come quello del senatore azzurro ma passano inosservati e non viene resa giustizia per essi. Dell'Utri ha avuto la fortuna ed il privilegio di essere processato da solo e quindi un tribunale può vagliare con maggiore attenzione una singola posizione; ma coloro i quali vengono trascinati nei calderoni dei maxi processi non possono ricevere la stessa accuratezza giudiziale: ecco il metodo della "confusione", strumento attraverso il quale si eliminano personaggi non "simpatici" a certi organi requirenti.

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