sabato 25 gennaio 2014

Avvocati in rivolta, Sozio "Noi avvocati siamo trattati malissimo"



Il nuovo anno giudiziario si apre con la protesta degli avvocati, come al solito le raffigurazioni di protesta più incisive ed eclatanti arrivano da Napoli dove nella storica sede di Castel Capuano una parte della rappresentanza dei legali si presenta con le corde ai polsi e con fasce tricolore chiedendo la "difesa della democrazia". Molti voltano le spalle al consesso celebrante la "solenne liturgia" ed altri brandiscono maschere di Anonymous.
La classe forense vive un momento storico di forte crisi legato oltre alla congiuntura economica e sociale anche al tipo di trattamento che viene ricevuto da una parte consistente del terzo potere dello Stato. Molti legali hanno la percezione di essere trattati dagli addetti ai lavori giudiziari come una sottospecie professionale, degli inferiori sia morali che sociali, degli intralci e dei collusi con tutto ciò che viene ritenuto essere marcio al di fuori della stanza degli aulici e mistici impiegati dello Stato che amministrano la giustizia.
Così nei processi penali gli avvocati vengono spesso disattesi e redarguiti in quanto portatori delle istanze e degli interessi dei clienti che assistono. Soprattutto oggi, in un paese dove regna la caccia alle streghe e l'esasperazione dei concetti morali e di "antimafia", gli avvocati vedono sminuito il proprio ruolo anche all'interno di un processo, con eccezioni ad arte rigettate e con faziose invenzioni di legittimità e giurisprudenziali per disattendere le tesi difensive.
Proprio per questo gli avvocati napoletani chiedono maggiore democrazia e non il regime della Santa Inquisizione di ordine medioevale dove la difesa tecnica era un particolare trascurabile. Gli avvocati non vogliono esercitare la propria professione in moschee e dover fronteggiare Imam di regimi teocratici.
I legali vogliono la parità di dignità e di poteri con la pubblica accusa e pretendono la medesima credibilità, non l'evidente sproporzione che regna oggi dove magari un avvocato è costretto a fronteggiare "pool" specialistici (procure nelle procure) di pubblici ministeri che trattano particolari reati, spesso abusati come etichette per pubbliche scomuniche, anche politiche. Quindi meglio il silenzio che farsi il nemico: la morte del diritto e della professione per la paura di ritorsioni eventuali ed ipotetiche.
Mentre gli avvocati protestavano nei suddetti termini anche altri colleghi protestavano per una incisiva riforma della giustizia ma in un'altra sede, durante una manifestazione politica in un albergo sul lungomare napoletano, dove un giovane avvocato, Lorenzo Sozio, convenendo con il proprio leader politico ha affermato " ...e  da avvocato penalista concordo con lei sul fatto che la giustizia vada radicalmente riformata in quanto solo sulla carta costituzionale esiste la parità tra accusa e difesa, un principio, di fatto, rimasto purtroppo lettera morta. Nelle aule di giustizia noi avvocati siamo troppo subalterni e con troppi meno poteri rispetto alla pubblica accusa. Proprio per questo noi professionisti veniamo trattati spesso malissimo e  la nostra attività difensiva e di investigazione difensiva viene sempre vista con una certa diffidenza. Altro che parità!.."


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